domenica 26 giugno 2016

Dronero : un borgo ritrovato

Lo scorso anno non ero riuscita a partecipare all'iniziativa promossa da DroneroCult e quest'anno non mi è parso possibile essere nella Granda e poter rivivere, grazie alla narrazione delle guide dell'Associazione, i fasti di questo piccolo gioiello della Granda.
La biglietteria, allestita in Piazza Allemandi, accanto al Teatro gestisce in maniera efficiente e rapida le iscrizioni ed illustra la possibilità di scegliere tra i due percorsi che sono stati studiati per permettere al visitatore di ripercorrere, attraverso narrazioni e racconti, la storia di Dronero.
Personalmente scelgo di partecipare solo ad un percorso, riservandomi l'anno prossimo, di approfondire la visita e visitare i luoghi che ho tralasciato quest'anno.
Scopro che la città sorse intorno alla metà del 12.secolo per volontà di alcune comunità rurali locali, Ripoli e Surzana, desiderose di sottrarsi alle imposizioni del potere feudale organizzandosi in una vera e propria città murata autonoma.  Fu possedimento del marchese di Busca e poi di quello di Saluzzo ma godette sempre di autonomia e indipendenza, passò poi ai Savoia, per un breve periodo subì l'influenza francese per poi diventare feudo estense, come marchesato a Filippo d'Este, marito di Margherita di Savoia, il cui governo assicurò a Dronero un periodo di relativa stabilità. I Savoia esercitarono un potere molto stretto e i droneresi ottennero rinnovate autonomia e prosperità solo a fine Settecento, quando ricevettero da Carlo Emanuele III il titolo di città, dietro pagamento di 70.000 lire.
E' l'attore all'interno di Palazzo Berardi a raccontare gran parte della storia di Dronero, mentre io, ancora affascinata dall'edificio medievale lo ascolto rapita.
La visita prosegue dopo aver attraversato parte della città ed aver raggiunto Santa Croce, dal cui terrazzo si gode di una meravigliosa vista del borgo. All'interno della chiesa ci aspetta un intrattenimento musicale.
Interessante ed affascinante la storia di Villa Emma, che ci attende , circondata da alti tigli, lontana dal centro.
La proprietaria che ci aspetta con un libro in grembo, sottolinea il suo amore per la città della Granda e ricorda quando Luigi Lombardi acquistò per la sua amata Emma un "ciabot" che divenne, appunto Villa Emma che ancora adesso ospita i discendenti di questa famiglia.
La storia di Emma e Luigi, del loro amore, devozione e dedizione non solo alla famiglia ma anche alla città ce la racconta Luigi Lombardi stesso (o meglio un attore che lo rappresenta)...il ritratto che ci offre nella sua breve interpretazione è quella di un uomo solido, fedele ai valori della famiglia, profondamente credente e disposto a sacrificare anche la sua vita per quella degli altri...
L'ultima residenza che ci aspetta è Villa Resplendino, che fu sede del priorato. Sotto gli alberi del giardino ci aspettano un chitarrista e una flautista che ci salutano con una musica che il cinguettio degli uccelli nel giardino sembra accompagnare.
Mi è piaciuta davvero tanto questa mattinata: non mi aspettavo i figuranti ma solo una breve visita all'interno di dimore storiche che non mi hanno delusa...ottima l'organizzazione e l'accoglienza dei proprietari...l'anno prossimo, se vi troverete nella Granda, approfittatene.